Abstract:
L intervento proposto situato ad Arquata del Tronto (AP) non vuole andare a creare il classico museo che tutti siamo abituati a vedere ma vuole essere un contenitore emozionale dentro alla quale il fruitore dell oggetto architettonico è guidato in un viaggio che appositamente porta ad estraniare dalla realtà chi ha il coraggio di intraprendere questo cammino. L architettura proposta vuole guidare lo spettatore dentro ad un gioco fatto di luci di ombre di squarci verso l esterno dove le opere di Diego Piepaoli sono il fine ultimo di questo viaggio. L oggetto architettonico non vuole essere un opera formale che va a negare il contesto dentro la quale è posto.Ma vuole essere un manufatto che vuole essere definito scultoreo . Oggetto che a prima vista non crea legami se non con se stesso ma che ad una lettura più attenta è una scultura che invece cerca anche forzatamente il dialogo. Questo dialogo è fatto di luce di ombre di emozioni. E' la logica conseguenza della totale permeabilità e trasparenza dell architettura. Permeabilità necessaria e doverosa visto il bellissimo contesto dentro alla quale si è operato. La forma è la logica conseguenza del dialogo che si voleva andare a creare tra paesaggio architettura ed arte. Il paesaggio di Arquata del tronto è la scenografia perfetta per quest opera teatrale che vuole straniare e straziare chi ha ha il coraggio di intraprendere questo cammino che oscilla a metà tra l onirico ed il metafisico. La metafisica della forma che attraversa il giusto equilbrio emozionale orchestra l esaltazione dell ombra attraverso la negazione ritmica della luce.Formalmente di stampo Olgiattiano il manufatto riprende l equilbrio svizzero andando dopo un attento studio a lavorare per contrasto abbandonando il padre formale verso una consistenza materica che riprende la poetica Barraganiana. Nella ripresa del maestro l architettura proposta però non segue di paro passo le emozioni che Barragan imprimeva tra i muri delle sue architetture vuole invece essere un manufatto indipendente da ogni catalogazione formale o poetica perchè il suo fine non è l autoesaltazione ma è il magnificare del contenuto. Un contenuto che aveva bisogno di un contenitore affinchè potesse esaltare tutta la potenza espressiva insita dentro ogni pennellata verso o scultura del maestro Pierpaoli.