Abstract:
«Dudu»  «Xerox»  «Amen»  «Fanatismi Grossolano»  «Idola Tribus»  «FREE» e «Area Condizionata» sono solo alcune delle fanzine che hanno fatto del movimento visuale punk e post-punk italiano un fenomeno originale  che nel nostro paese acquisisce una forte identità collettiva. Le riviste sono intese come luogo di indagine grafico-visiva  sperimentando con gli strumenti della propria epoca  lo spazio bidimensionale della pagina.  La ricerca si muove nell ambito dell esoeditoria  termine che definisce l autoproduzione della nuova editoria contro-industriale degli anni sessanta  settanta e ottanta. Connessa perfettamente nel rifiuto del concetto di arte proprio delle Avanguardie artistiche  dal Dadaismo al Futurismo e Fluxus  la grafica punk postmoderna ha lanciato un assalto ai metodi ordinati e alle convenzioni del design professionale modernista  in un estetica del caos e rifiutando di riconoscere qualsiasi categoria come  errore . Ad oggi il carattere effimero dei periodici di nicchia  conservati perlopiù in archivi privati  ha richiesto un lavoro archeologico  che ripercorre una storia ancora poco raccontata e analizzata nei libri di teoria del graphic design.  Fankit è una mostra in pagina  che attraverso la decostruzione della struttura libro  rende la lettura una vera e propria performance  di cui il lettore è parte autoderminante. Il progetto riflette sulla performatività degli artefatti editoriali  i quali assumono senso nel rapporto con il lettore.La grafica punk è stata in grado di applicare la teoria decostruzionista - snodo critico del postmodenismo - nelle fanzine autoprodotte  nuovo luogo autonomo di libera sperimentazione grafica e artistica. Queste si impongono come oggetto dello studio in quanto eccezionale manifestazione del rapporto  alle volte conflittuale  altre di dipendenza  tra postmodernismo e modernismo e della relazione tra cultura e comunicazione.  Per ragioni di sintesi il campo d analisi è stato limitato al territorio italiano  luogo in cui il movimento di origine britannica conserva ancora oggi la sua natura marginale. Ho trovato  dunque  necessario e appassionante riportarne a galla alcune  pochissime rispetto alla prolifica produzione fanzinara del periodo analizzato  accompagnate da alcune riflessioni intorno ai temi più cari alla teoria del graphic design contemporaneo e di cui la fanzine sono state in qualche modo precorritrici  quali il network  l'autoproduzione  il designer come autore e molti altri.  Questo testo tenta di ricostruire non la storia  ma i linguaggi visivi che hanno caratterizzato la produzione fanzinara italiana  allo scopo di valorizzarne gli aspetti che hanno rivoluzionato il design grafico. L obiettivo è quello di portare all attenzione di amatori di storia della grafica e/o di musica punk  così come lo erano le fanzine  e neofiti  una esoeditoria dimenticata dai libri di storia del graphic design. Infine lo studio non intende essere un momento di reminiscenze nostalgiche  al contrario vuole offrire un punto di vista nuovo sulle fanze italiche come fenomeno culturale  attraverso lo studio della comunicazione visiva.